quando l’Arte diventa Comunicazione…o viceversa?!

giugno 9, 2010 at 7:30 PM ((e)stran(e)amente accade) (, , , , , , , , )

Leggendo un giornale mi sono imbattuta in un articolo su Maurizio Cattelan, Artista (la maiuscola non è a caso) capace di far interagire gli strumenti dell’arte con quelli della comunicazione. Vi mostro subito una delle sue opere:

D’accordo, forse è un’immagine un po’ troppo forte. Vediamo quest’altra:

Aggiungo una parte della Lectio Magistralis tenuta da Cattelan il 30 marzo 2004, quando gli è stata conferita la laurea ad honorem presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Torino:

“A guardarlo così, riflesso nello specchio dell’arte, il mondo non è che sembri un posto particolarmente accogliente. Nell’arte e nella realtà, a volte il mondo ci appare come se fosse temporaneamente nelle mani di un dio sbagliato, mentre quello vero se ne resta fuori dal gioco. Sono un pessimista forse, ma allo stesso tempo credo che nel mondo ci siano molte altre consolazioni da cui trarre beneficio: amore, cibo, musica, l’immensa varietà di lingue e di facce, e poi il brusio continuo delle immagini.

Ecco, forse dovrei parlarvi delle immagini, perché dopo tutto è con le immagini che parlo. Se sono finito a fare l’artista – qualsiasi cosa questo significhi – deve essere stato proprio per trovare una via di fuga dalle parole: un modo per inventarsi un linguaggio che fosse più mio. Non che poi abbia inventato chissà che: anzi, a volte mi sono accontentato di spostare un’immagine da un posto all’altro, semplicemente. È un piccolo cortocircuito che si crea in queste situazioni, dal quale possono scaturire mille scintille, anche pericolosissime.

Forse delle immagini mi affascina proprio questa ambiguità: la possibilità di non controllarle mai fino in fondo. Non so esattamente perché, ma mi sembra sempre che le immagini non appartengano mai a nessuno e che invece siano lì, a disposizione di tutti.

A differenza delle parole poi, le immagini mi sembra che pretendano sempre un’interpretazione. Con le parole puoi dire Sì o No, con le immagini le cose si fanno più complicate. Anzi, se avessi il coraggio di insegnare qualcosa, direi: “Diffidate sempre delle immagini univoche”. Le immagini a senso unico sono spazzatura per gli occhi e per il cervello: inquinamento visivo allo stato puro.

Le immagini che mi interessano di più sono quelle che non capisco. O meglio, quelle che sembrano contenere in sé una molteplicità infinita di significati. Non so nulla di sociologia, ma forse le immagini che mi piacciono davvero – e poco importa che siano mie o che le abbia create qualcun altro – sono abbastanza simili a ciò che voi chiamate società, o se non altro sono simili a ciò che mi ostino a immaginare come una società ideale: sono un coro di voci, un frastuono di interpretazioni e suoni discordanti, che misteriosamente trovano un equilibrio. E per di più questo equilibrio non è fondato su alcuna gerarchia: nessuna voce sovrasta le altre, nessuna interpretazione può avocarsi un diritto di superiorità, nessun suono è rumore. Le immagini migliori sono come tante piccole torri di Babele che restano misteriosamente in piedi: tremano forse, ma non crollano. Anzi attingono nuova forza dalle continue oscillazioni che scuotono le loro fondamenta.

Dalle immagini ho anche imparato qualcosa sul mondo: ho imparato ad accettare tutto. E soprattutto ho imparato a non sottovalutare nessuno. Non posso certo illuminarvi sulla nostra società: ne sapete molto più voi. Eppure posso testimoniare che non c’è persona che non sia in grado di cambiarti la vita. Preso a piccole dosi, l’uomo è un animale piuttosto straordinario, capace di dissennati gesti di generosità, a volte al limite dell’autolesionismo.”


Maurizio Cattelan nasce a Padova nel 1960 ed inizia a lavorare a Milano, sviluppando la sua arte da autodidatta.

Il suo scopo è quelli di provocare, di scandalizzare l’opinione pubblica e la critica, ma al tempo stesso di far riflettere sulla nostra realtà.

La cosa certa è che quest’artista viene molto apprezzato negli Stati Uniti (tanto che le sue opere sono battute per milioni di dollari) ma fa decisamente discutere in Italia. Tant’è vero che sono già iniziate le polemiche riguardo alla sua mostra prevista a settembre a Milano.

Personalmente, credo che le sue opere siano un modo per riflettere. Considerando che oramai semplicemente parlando di quello che accade non succede nulla, allora penso sia molto più utile creare un senso di shock. E come si può notare dalle critiche, Cattelan è riuscito ad ottenere proprio l’effetto desiderato, a costo di appendere (diciamo in realtà impiccare) tre “bambini” alla quercia di piazza XXIV Maggio a Milano.

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